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APPUNTI SULLA DISLESSIA

Note sul contributo del Prof. F. Cacciaguerra

Di: Prof. Piero Crispiani- presidente UNIPED
Università di Macerata

 

Premessa
Intorno al fenomeno dei Disturbi Specifici di Apprendimento concorre una serie di prospettive e di azioni professionali, talune laterali, talune persino opposte, che trovano ragione in una pluralità di interpretazioni eziologiche, o di lettura dei sintomi ma, non di meno, di definizione di campo.
Permangono, e paiono vigorose, concezioni o intuizioni che non congiungono l’interpretazione della sindrome con un coerente trattamento (ancora discriminativo, sintetico, fusionale, frammentato), lessico poco selezionato (si pensi all’uso improprio del termine/concetto di “specifico”), nonché suggerimenti ministeriali davvero sconcertanti (confusione tra dispensativi e compensativo, uso della tastiera, della calcolatrice, della previa lettura dell’adulto, ecc.)
A fronte della suggestione resa da autori (per lo più anglofoni) contemporanei e spesso latori di analisi “di nicchia”, a danno ndella visione ecologica del fenomeno duplice della lettura e della cattiva lettura, torna di straordinaria utilità leggere il testo, qui sintetizzato e con brevi commenti del riduttore, e riconciliarsi con intuizioni e documentazioni espresse già negli anni ’50 e ’60.

Il lavoro di F. Cacciaguerra
F.Cacciaguerra,”Direzionalità e difficoltà motorio-fonetica nella dislessia”,in Acta Medica Auxologia,vol.I,n.2/1969,Centro Auxologico Italiano,Piancavallo (MI), pp. 256-266.

Studio sperimentale sui fattori alla base di due sintomi fondamentali della dislessia:
1. omissione di lettere o sillabe all’interno di una parola;
2. inversione di due o più lettere nel loro ordine di successione.
Associamo i due sintomi, poiché l’osservazione clinica della lettura in bambini dislessici ci fa ritenere che si tratti di una patogenesi unitaria , articolata intorno a due nuclei:
a. nei dislessici, propensione dell’orientamento generale, quindi anche della lettura, da destra verso sinistra, in senso contrario a quello delle lingue scritte occidentali;
b. articolazione fonetica non parallela allo scorrere dello sguardo sulla linea di lettura.

Queste costituiscono due opzioni preliminari alla nostra ricerca e, evidentemente, rimandano ad una preventiva delucidazione teorica.
Quei sintomi (omissioni e inversioni) non sono gli unici o veri sintomi della dislessia, come già chiarito da Hermann e Jadoulle , né i più caratteristici. Va inoltre chiarito che il concetto di dislessia può includere quello di ritardo nella lettura e scrittura (Paganoni e Robutti , Debray , Hallgren , Malmqvist ), oppure può essere distinto da esso e rimandare ad una propria specificità.
La seconda posizione (del “disturbo specifico” n.d.r.) comprende coloro che riconducono la dislessia ad un fattore unico o ad un insieme di fattori eziologici (Ombredane e Gutton ), e coloro che scorgono sotto il nome di dislessia comportamenti di diversa natura eziopatogenetica (Ajuriaguerra , Rey , Benton , Crookes e Greene ).
Oggi non è possibile far rientrare nella stessa patogenesi la semplice difficoltà di lettura conseguente ad inconscio rifiuto o derivante dall’ambiente socioculturale con l’inversione statica o cinetica di Orton , oppure con i fattori ritmici evidenziati da Stambak . (Nota del riduttore: entrambi i due riferimenti collocano gli errori dislessici nel movimento, nei dinamismi spazio-temporali, nel procedere lungo la riga scritta, quindi nella “successione”.
Alla stessa maniera è difficile unificare la regressione linguistica con la perseverazione sillabica, la confusione di suoni o la sostituzione di parole.
Greene propone una distinzione tra dislessici:
a. con turbe motorie, che comporta minore facilità a scandire i singoli fonemi, quindi difficoltà specifica di articolazione e in presenza di cattiva lateralizzazione;
b. con turbe linguistiche, che comporta globalmente una lettura insufficiente.
In ragione di tali considerazioni, pare utile isolare i due predetti sintomi (omissioni ed inversioni). L’osservazione clinica fa pensare che esista una connessione tra i due sintomi e la difficoltà di articolazione fonetica e con la tendenza ad un orientamento ambiguo (cioè non marcata direzione da sinistra a destra).
Già E.M.Sheperd aveva evidenziato un collegamento tra i tre comportamenti (omissione/inversione, difficoltà fonetica e dislateralità), ed accerta che il disturbo direzionale comporta minore scioltezza nella lettura a voce alta (con articolazione fonetica) e non nella lettura silente (dove resta la capacità di comprensione nel simbolo, ma non la sua articolazione fonetica). Si rileva quindi una associazione tra dislessia, difficoltà di articolazione e difficoltà direzionale.
Ulteriori studi sono riferiti da Lo perfido e Savarino e da Paginoni e Robutti.
Precedenti studi su dislessia e mancinismo, ambidestrismo, lateralità, di Orton, Monroe, Zangwill. Pertinenti gli studi di Benton e Kemble, Hemann e Norie, Launay che mettono in luce l’associazione tra dislessia e turbe dell’aspetto concettuale dell’orientamento destra-sinistra.
M.D.Vernon (Cambridge 1957) osserva che i bambini imparano rapidamente la discriminazione tra forme delle lettere mentre riesce loro difficile afferrare l’ordine e il corretto orientamento delle singole lettere.
Teegarden, Gottschlk et al. invece insistono sul concetto di ordine operativo nell’esplorare sinteticamente una superficie con segni simbolici, capacità che si costruisce mediante l’esperienza, l’esercizio, pertanto coloro che dall’esperienza imparano a denotare oggetti in seriazione, con un certo ordine, che generalmente è quello da sinistra a destra, hanno maggiore facilità nell’imparare a leggere.
Circa le connesisoni tra dislessia e difficoltà di linguaggio: Lunay cita casi di dislessici che hanno parlato in ritardo, Hallgren rileva alta correlazione tra dislessia e difetto del linguaggio, Benton constata un’associazione tra inversioni sistematiche e ritardo linguistico.
Per altri, la relazione dislessia disturbi del linguaggio coinvolge il contesto socio-culturale, la conoscenza delle parole, ecc .
Ora l’autore dà conto di alcune esperienze.
I - La prima è volta a verificare le connessioni tra dislessia e difficoltà direzionale o ambiguità nell’orientamento destra-sinistra, precisando preliminarmente che non ha senso testare prima il QI dei soggetti, poiché la dislessia deve essere considerata indipendente dal livello intellettivo e, del resto, gran parte dei test sono fondati su prove verbali, dove il dislessico notoriamente svantaggiato. D’altra parte non pare accertato che un basso QI provochi dislessia, tranne nel caso del danno cerebrale, ma allora quest’ultimo è causa sia del ritardo mentale che della dislessia. L’esperienza consiste nel ricalcare, in orizzontale, delle figure in un cartoncino tondo per verificare quale senso viene privilegiato. Esito: mentre i soggetti normali tendono a privilegiare il senso da sinistra a destra, i dislessici privilegiano il senso da destra a sinistra, mostrano una naturale propensione ad una direzionalità diversa da quella richiesta dall’uso delle lingue moderne occidentali.

II – La seconda esperienza chiama dei soggetti a leggere delle lettere alfabetiche che scorrono su una banda mostrandosi da una fessura di un foglio soprastante. Se lo scorrimento va da sinistra a destra l’occhio del lettore deve andare da destra a sinistra (incontro alle lettere) e viceversa. Esito: nello scorrimento delle lettere da destra a sinistra, quindi nel movimento lettorio da sinistra a destra, i soggetti non dislessici commettono meno errori (omissioni), mentre i dislessici mostrano difficoltà in quel senso direzionale.

Conclusioni
Rispetto ai fanciulli normali, i dislessici mostrano:
1. migliore direzionalità dello sguardo e del gesto grafico da destra a sinistra, come già rilevato da Launay ;
2. maggiori difficoltà nella traduzione fonetica di stimoli percepiti.

P.H.Gutton ipotizza che nei dislessici ci siano difficoltà percettivo-motorie, cattiva strutturazione temporo-spaziale e turbe del linguaggio spiegabili con riferimento alla cattiva integrazione dello schema corporeo.
Birch e Belmont riferiscono invece di un deficit associativo tra stimolo visivo ed equivalenza fonetica, articolatoria ( non fonologica).
In definitiva, per Cacciaguerra si pone uno scarto di velocità tra percezione visiva e parallela produzione fonetica e, in più, i movimenti oculari di ispezione tendono in senso contrario alla lettura (da destra a sinistra). Si determina, con ciò, uno spostamento oculare avanti indietro e una difficile pronuncia dei fonemi che generano la caratteristica confusione nella successione ordinata di essi a favore di quelli più facili.
In tal senso, anche i similari errori nella scrittura apparirebbero come trasposizioni psicomotorie di un compitare visio-fonetico errato.

Alcuni paradigmi
Il testo di Cacciaguerra si correda di un fondato insieme dei rimandi scientifici e si pone in congiunzione con le osservazioni cliniche successive, di cui molti “operatori sul campo” danno testimonianza e documentazione (es. la selezione dei sintomi primari, la non compromissione dell’intelligenza e della simbolizzazione, la non compromissione della discriminazione visiva, la presenza di dislateralità, la tendenza alla lettura/scrittura obliqua, la variabile “velocità” nel leggere e scrivere, ecc.). In forza di ciò, l’autore ci restituisce una pluralità di assunti intorno al fenomeno della dislessia ma, più in generale, dell’intero fenomeno dei DSA, si tratta di paradigmi di seguito enunciati che rivelano l’acutissima interpretazione operata, alla luce di una evidente esperienza clinica e del confronto con i necessari saperi neuro-motori e neuro-psicologici.
1. Natura unitaria della dislessia.
2. Coinvolgimento, o compresenza, della tendenza all’orientamento da destra a sinistra, quindi del mancinismo o della dislateralità.
3. Distinzione della dislessia dal “ritardo nella lettura e scrittura” dovuto a cause altre (socio-culturali, inconscio rifiuto, ecc.).
4. Distinzione della dislessia da ritardo mentale, disturbo della discriminazione visiva e disturbo della simbolizzazione.
5. Natura “specifica” della dislessia, primaria, non secondaria ad altre patologie.
6. Distinzione tra fonetica e fonologia.
7. Scorretta pronuncia dei suoni nella lettura come disturbo della sequenza fonatoria, dell’ordine fonetico, non fonologico (semantico, simbolico, dell’associazione suono-segno).
8. Interpretazione della dislessia come disturbo cinetico,, del dinamismo nell’ordine sinistra-destra, ed associazione ai disturbi motori coordinativi.
9. Posizione delle connessioni tra dislessia e disturbi motorio-sequenziali del linguaggio.
10. Sottolineatura della perdita di scioltezza, fluidità, nella lettura ad alta voce e del minore disturbo nella lettura silente.
11. Dislessia come disturbo dell’ordine, o dell’orientamento delle lettere, ovvero dell’ordine esplorativo di un campo da sinistra a destra (da cui la migliore lettura in obliquo n.d.r.).
12. Similare problema nella scrittura come cattive trasposizioni psicomotorie (disprassie sequenziali n.d.r.).

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