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Istituto di Formazione in pedagogia clinica riconosciuto UNIPED (Unione Italiana Pedagogisti). Censita CNEL. Aderente CoLAP

ARTE-TERAPIA IN EDUCAZIONE SPECIALE
Dott.ssa Stefania Squadroni - pedagogista

La ricerca nell’ambito dell'arte-terapia ha permesso di raggruppare un ampio corpus di evidenze scientifiche, numerose sono le osservazioni dettagliate e singole testimonianze che ne dimostrano l'efficacia a livello di promozione del benessere bio-psico-sociale del paziente migliorandone la qualità della vita, tuttavia, la ricerca scientifica non è riuscita a fornire evidenze definitive che possano essere generalizzate poiché numerose sono le variabili da considerare: eterogeneità di strategie, contesti ed obiettivi. La ricerca in arte-terapia negli ultimi tempi sta cercando di trovarsi un proprio spazio, un metodo che risponda alla complessità dell’intervento che si vuole andare a valutare comprendendone il processo che porta ai risultati effettivi ormai corroborati da molte ricerche eseguite con rigore scientifico. Lo studio di caso multiplo presentato in questo articolo è andato a valutare l’efficacia dell’arte-terapia nella cura di pazienti psichiatrici di area psicotica attraverso un’analisi sistematica del processo ma soprattutto mediante il coinvolgimento delle prospettive dei pazienti e impegnando la loro voce nella valutazione del processo arte-terapeutico ricevuto, indagare sull'esperienza, sulla percezione di effetti o benefici. Obiettivo dello studio è di dare la possibilità ai pazienti di essere coinvolti durante la fase di valutazione nonché quella di progettazione indagando, attraverso questionari, su preferenze ed interessi. Il tema cardine messo in luce dall'analisi dello studio di caso presentato in questo elaborato riguarda la progettazione pedagogica quale forma concreta dell'intenzionalità e competenza educativa. L'intenzionalità pedagogica rappresenta nel professionista la sua volontà di educare e determina il crinale oltre il quale l'educazione da intenzionale si fa funzionale; essa si trasforma sul piano metodologico in una progettazione educativa. Pro-gettare significa lanciare in avanti, è un'attività rivolta al futuro e il progetto è inteso come un'idea di una trasformazione possibile del reale.

I disturbi dello spettro della schizofrenia e altri disturbi psicotici
Secondo l'American psychiatric association (2014) i disturbi dello spettro della schizofrenia e altri disturbi psicotici che comprendono schizofrenia, altri disturbi psicotici, ed il disturbo schizotipico (di personalità), sono definiti da anomalie psicopatologiche in uno o più dei seguenti ambiti: deliri, allucinazioni, pensiero disorganizzato (eloquio), comportamento motorio grossolanamente disorganizzato o anormale (compresa la catatonia) ed i sintomi negativi i quali spiegano una parte sostanziale della morbilità associata alla schizofrenia ma sono meno preminenti in altri disturbi psicotici. I sintomi negativi comprendono: la diminuzione dell'espressione delle emozioni facciali, del contatto visivo, dell'intonazione dell'eloquio (prosodia), e dei movimenti di mani, testa e volto che di norma danno un'enfasi emozionale all'eloquio. L'abulia è una diminuzione nelle attività finalizzate volontarie spontanee. L'individuo può rimanere seduto per lunghi periodi di tempo e mostrare scarso interesse nel partecipare ad attività lavorative o sociali. Altri sintomi negativi comprendono l'alogia, diminuzione della produzione verbale; l'anedonia, è la diminuzione della capacità di provare piacere da stimoli positivi o una degradazione del ricordo del piacere precedentemente provato. L'asocialità si riferisce all'apparente mancanza di interesse nelle interazioni sociali e può essere associata all'abulia.
Secondo la German Association for Psychiatry, Psychotherapy and Psychosomatics, sotto la supervisione della linea guida metodologica rappresentata dall'Association of Scientific Mediacal Societies in Germany, le Arti-terapie dovrebbero essere offerte in accordo con gli individuali bisogni dei pazienti e integrate all'interno di un complesso programma di trattamento a lungo termine con l'obiettivo centrale di migliorare i sintomi negativi del disturbo (Guhene et al., 2015).

Il progetto
Il progetto artistico-espressivo è stato condotto presso la Struttura Riabilitativa Residenziale “Thaon de Revel” di Ancona (Coos, n.d.); iniziato il 21 marzo 2016 e terminato il 2 maggio 2016, ha avuto una durata di due mesi e costituito da sette incontri a cadenza settimanale durante i quali sono state realizzate una pluralità di attività creative che prendono le mosse dalle innovative riflessioni teoriche nell'ambito della ricerca sull'arte-terapia, esposte sinteticamente nei seguenti paradigmi:

1. Modello interdisciplinare di arte-terapia: Expressive Therapies Continuum di Vija Bergs Lusebrink (2013), un metodo di espressione artistica sviluppato su di una piattaforma teorica sistemica che si basa sulla teoria della plasticità del cervello in particolare sul lavoro di Damasio (2012) rispetto le zone di convergenza e divergenza, sede di una memoria corporea “criptata” responsabile della costruzione di mappe mentali (o immagini) sia nell'attività di recall che nei processi immaginativi; e sulla teoria dello sviluppo cognitivo di Piaget. Il modello si sviluppa in una struttura gerarchica che incorpora tre livelli, tra loro connessi da un' interdipendenza causale, che guidano la costruzione delle attività artistico-espressive proposte. 1) Livello cinestetico-sensoriale: si focalizza sull'apprendimento attraverso i sensi ed i movimenti ripetitivi e le informazioni generate e processate sono preverbali […]. 2) Livello percettivo-affettivo: si focalizza sulle forme, i simboli e le emozioni […]. 3) Livello cognitivo simbolico: si focalizza sulla formazione di concetti, categorizzazioni, problem solving, differenziazione di significati sulle immagini […]. Viktor Lowenfeld scriveva che un apprendimento ottimale (trasversale ad ogni disciplina) ha luogo attraverso l'integrazione di informazioni usando canali cinestetici, sensoriali, percettivi, emozionali ed intellettivi, così provvedendo ad un'ottimale esperienza creativa e di apprendimento, oltre ad essere una pratica altamente individualizzaata.. (Lusebrink, 2013) .
2. Il Modello Terapeutico Neurosequenziale di Brouce D. Perry, secondo il quale le attività dovrebbero essere relative a (Homer, 2015):
⋅ Relazioni: sicure e “coltivate”.
⋅ Adeguate: appropriate all'età dello sviluppo mentale ma anche che vadano incontro ai bisogni individuali.
⋅ Ripetitive: schematizzate e prevedibili- predeterminate.
⋅ Gratificanti: ricompense piacevoli.
⋅ Ritmiche: significative con gli schemi neurali e i ritmi biologici.
3. Le riflessioni pedagogiche dello psicologo americano Carl Rogers (2007) contribuiscono, insieme all’attivismo di Dewey (2012), a gettare le fondamenta per il nuovo paradigma comunicativo empatico, accettante e genuino. In quest’ottica la pedagogia centrata sulla persona può contribuire a valorizzare la funzione della facilitazione, propria del conduttore di laboratori, esercitata mediante le abilità di counseling, con il compito di stabilire il clima o l’atmosfera iniziale in cui dovrà maturare l’esperienza di gruppo.
4. Il concetto di embodied cognition che rifiuta il dualismo mente-corpo ed ipotizza che l'interazione individuale con l'ambiente attraverso il proprio corpo è una modalità di pensiero, ben si adatta alle riflessioni sull'estetica ed il prodotto d'arte, generando nuove metafore e forse si può considerare come un particolare approccio interpretativo all'arte-terapia (Chilton et al., 2014). Secondo Pier Giuseppe Rossi (2011) “Il pensiero occidentale, da Platone in poi, ha assegnato al corpo il ruolo di puro esecutore di ordini provenienti dall'esterno verso il cervello. Nell'azione, il corpo è presente e ha due funzioni in quanto, da un lato partecipa in modo attivo al processo di conoscenza e dall'altro la conoscenza prende corpo” (pp. 76-77).
Il progetto aveva il presupposto di coinvolgere i pazienti inseriti presso la struttura in un'esperienza insolita e originale, trovando come suo orizzonte di senso un clima non autoritario, di libertà e di creatività. Il processo creativo è stato caratterizzato da un primo nucleo di attività maggiormente strutturate e direttive che più si adattano agli obiettivi di conoscenza dei partecipanti, delle loro abilità e interessi; progressivamente le attività sono state organizzate secondo una modalità sempre meno strutturata affinché si soddisfi il bisogno di autonomia e di libera espressione personale. Ogni sessione prevedeva la scoperta di una pluralità di materiali artistici; questi sono stati selezionati considerando le loro caratteristiche che permettono di classificarli in “controllabili” e “regressivi”: colori ad acqua per la marmorizzazione, tempere, argilla, carta e cartone, matite colorate e pennarelli (Tamar Pesso-Aviv et al., 2014).

Conclusioni

Negli ultimi anni sono maturati nella sanità e nella formazione medica, nonché nei servizi socio-sanitari, pacchetti di cure sostenuti da approcci umanistici, dai quali ad esempio provengono i programmi delle arti-terapia. Sebbene gli studi sull'efficacia delle arti nella cura della salute raramente resistono ad un esame accademico, tuttavia, per una dichiarazione di efficacia la ricerca dovrebbe incrementare gli studi clinici controllati e randomizzati, utilizzare vaste taglie di campioni, impiegare periodi lunghi di osservazione, restringere le tipologie di interventi e differenziare la popolazione studiata e le variabili contestuali. Si consiglia pertanto lo sviluppo di maggiori linee critiche e riflessive, ma questo non significa arrendersi allo scientismo, piuttosto emerge la necessità di far convergere in un linguaggio comune le scienze mediche e le scienze umane. Alla domanda perché fare arte-terapia? rispondo ponendomi un altro quesito, perché negare alle persone l'accesso a risorse usuali di supporti estetici? Riorientare il dibattito in questo modo ci permette di riconsiderare l'importanza dell'estetica e delle attività pratiche nella salute e nella malattia nonché gli effetti dell'impoverimento dell'estetica nella maggior parte degli ambienti di assistenza sanitaria e il ruolo delle arti nella vita privata e pubblica in un modo che sia accessibile alla clinica. Queste intuizioni ci possono far scoprire come l'arricchimento estetico supporta non solo la buona cura bio-psico-sociale della persona ma anche un più robusto modello interdisciplinare tra le discipline medico-scientifiche e quelle umanistiche. La nozione di privazione estetica riflette un continuum pensiero filosofico sull'importanza dell'arte e dell'estetica nell'esistenza umana perché sono una questione della vita quotidiana. Citando ancora una volta Dewey, egli sostiene che “[...] le teorie che isolano l'arte ponendola in un regno loro proprio, separato da altre modalità di esperienza emergono a causa di specifiche condizioni estrinseche, radicate nelle istituzioni e nelle consuetudini di vita che hanno un'influenza che agisce inconsciamente e che non si limita alla teoria ma agisce in profondità sulla vita pratica in quanto allontana le percezioni estetiche che sono necessarie alla felicità. […] Basarsi su una concezione dell'arte bella che cominci dalla sua connessione con qualità colte nell'esperienza ordinaria permetterà di individuare le forze che favoriscono la normale evoluzione delle comuni attività umane in elementi di valore estetico e sarà anche in grado di mettere in rilievo le condizioni che ne arrestano la crescita. L'esperienza è vitalità intensificata; ciò comporta un commercio attivo e vigile con il mondo in quanto la vita si sviluppa in un ambiente, non solo in esso, ma a causa sua, interagendo con esso. Così intesa l'esperienza è quindi arte in germe, perché nelle sue forme rudimentali essa contiene la promessa di quella percezione piacevole che è l'esperienza estetica [...]”. In questa prospettiva si inserisce la nostra consapevolezza ma anche il nostro desiderio di sostenere approcci alla progettazione esteticamente più piacevoli e sostenibili negli ambienti socio-sanitari. Il paradigma olistico ha fornito una chiave interpretativa dell'arte-terapia quale processo che prende forma da rapporti interdisciplinari tra scienze e che enfatizza un approccio complesso alla persona come unità bio-psico-sociale. I processi creativi più produttivi sono quelli che integrano gli approcci basati sull'arte con altre discipline e che predispongono un'esperienza di apprendimento che passi attraverso l'integrazione di stimoli usando canali cinestetici, sensoriali, percettivi, affettivi e intellettivi. L'esperienza creativa così concepita dovrebbe integrare informazioni da diversi canali e prevedere un progressivo aumento di complessità dell'espressione visiva. Si è sostenuto inoltre che l'arte-terapia di gruppo dovrebbe essere inserita all'interno di un sistema di interventi psicosociali multidisciplinari che andrebbero a costituire blocchi di cure caratterizzate da un approccio umanistico le quali si dovrebbero associare alle cure standard. E' stato considerato vantaggioso per la cura della salute mentale acquisire all'interno dei trattamenti tradizionali approcci ecologici alla persona, che abbiano come focus il valore integrale del paziente attraverso cure ad ampio spettro. Diventa auspicabile la combinazione di arte e terapia per impostare approcci multiprospettici, ampliare la conoscenza e le pratiche dei professionisti affinché vengano attivati progetti terapeutici di successo. Per tutte le patologie dove i trattamenti medici convenzionali alleviano i sintomi ma non arrestano la malattia, migliorare la qualità della vita dei pazienti e dei loro caregiver diventa l'obiettivo principale di molti interventi psicosociali in cui inserire anche le arti-terapie. Un ulteriore dato emerso dagli studi condotti dai ricercatori nel campo dell'arte-terapia sostiene che il punto di partenza per sviluppare un ambiente creativo di sostegno è sempre l'operatore, egli rappresenta di norma il fattore più importante, quello che, in una seduta, orienta la persona e le permette di progredire. L'operatore determina il clima delle sedute, fornisce istruzioni e sceglie il materiale di cui gli individui fruiranno. Questo vale per ogni operatore e in particolare per chi utilizza il processo creativo nel contesto dell'assistenza sanitaria, della riabilitazione e dell'educazione e prevenzione. Di seguito riportiamo una lista di buone prassi, consigli utili per tutti gli operatori che conducono gruppi creativi:

• Ideare una progettazione esplicita del processo creativo creata in collaborazione con il servizio accogliente e collegata al generale pacchetto di cure.
• Essere consapevoli che la promozione dell'arte, focus della terapia, permette sempre una esternalizzazione dei differenti stati della mente. Le problematiche affettive e comportamentali oltre alle personali risorse sono riflesse negli oggetti artistici e formano un insieme.
• Sostenere l'arte come un'attività pratica e fisica finalizzata alla regolazione affettiva e al controllo dell'attenzione. I prodotti artistici sono una testimonianza concreta del processo di espressione in una forma sicura.
• L'attenzione focalizzata agli oggetti artistici da inizio a indagini verbali situate sul qui e ora, le fasi iniziali di questo processo dovrebbero evitare interpretazioni o comunicazioni indagatorie ed il passato viene considerato in relazione alle emozioni presenti e non per supportare ripetitive preoccupazioni.
• Durante l'assistenza nel processo creativo dare risposte genuine ai lavori artistici e agli eventi della comunicazione terapeutica; l'operatore si impegna secondo una modalità collaborativa ed evita posizioni da “esperto dispensatore di informazioni”.
• Attivare conversazioni, evitare troppo silenzio o ambiguità interpersonali.
• Prevedere il rischio di espressione di intenti di far male a sé o agli altri, dovrebbe essere considerato un piano per il controllo di crisi, variazioni del trattamento così come attivare ulteriori sessioni o interrompere il trattamento.

E' stato inoltre consigliato di ideare un programma di attività creative e sensoriali che siano parte di un trattamento rispettoso delle capacità biologiche, ossia dell'età dello sviluppo mentale ma anche dell'età biologica. Secondo il modello terapeutico neurosequenziale di Bruce D. Perry le attività che compongono i processi creativi dovrebbero essere relative a: 1) instaurare relazioni sicure e “vissute”; 2) adeguate, ovvero appropriate all'età dello sviluppo ma anche che vadano incontro ai bisogni e abilità individuali; 3) ripetitive, schematizzate e predeterminate; 4) gratificanti, che siano una ricompensa piacevole. I lavori creativi dovrebbero aumentare di complessità dal momento in cui la persona diventa più familiare con i materiali utilizzati; il processo creativo può essere attivato attraverso una modalità più direttiva, che possiamo definire “arte come terapia”, secondo un approccio ricreativo-educativo che enfatizza l'azione artistica e conferisce maggiore importanza alle tecniche e alle abilità artistiche come la decorazione e l'uso del colore. Un approccio all'arte di tipo terapeutico, non direttivo, ha il suo focus nell'espressione spontanea di sé, si attribuisce minore importanza alle tecniche e abilità artistiche, attribuendo uguale importanza del tempo dedicato a parlare dell'opera prodotta e del tempo dedicato alla creazione artistica. Su di un continuum, ai cui estremi stanno l'arte come terapia e l'arte-terapia, vi sono molte opzioni e tipi di approcci. I gruppi possono combinare vari usi della creazione di immagini o plastici per fini espressivi e creativi che però attivino anche l'apprendimento di regole e strategie di pianificazione ed esecuzione del compito artistico. Occupa un posto importante nella progettazione arte-terapeutica il programma di valutazione, innanzitutto perché supporta e incoraggia la ricerca nelle arti-terapie aiutando i professionisti a condurre collezioni sistematiche di informazioni e analisi con lo scopo di: migliorare le prassi, imparare dalle prospettive dei pazienti e impegnare la loro voce sia nella valutazione dei programmi arte-terapeutici che nella progettazione delle attività; aiutare a generare evidenze per trovare opportunità di crescita; integrare strategie di valutazioni specifiche per i programmi di arte-terapia; sviluppare riflessioni sulle relative ricerche e imparare a documentare le sessioni. Il programma di valutazione si impegna a monitorare la conformità dei programmi delle attività, le valutazioni formative per le implementazioni e le valutazioni sommative per stimare l'impatto finale e gli obiettivi del progetto, ma soprattutto si impegna di produrre conoscenza e significati.
Lo studio di caso descrive il laboratorio esperienziale di arte-terapia condotto con un gruppo di 6 pazienti di area psicotica e un paziente con disturbo di personalità borderline, inseriti in un programma riabilitativo pluriennale presso la Struttura Riabilitativa Residenziale (SRR) “Thaon de Revel” di Ancona. Lo studio mette in evidenza innanzitutto le inevitabili trasformazioni, implicanti fini e mezzi, che ha subito il progetto durante il suo realizzarsi. Alla luce dei dati emersi, consapevole della limitatezza dello studio e della parzialità dell'esperienza compiuta, è possibile affermare che gli alti livelli di partecipazione alle attività e la soddisfazione dei partecipanti emersa dall'intervista nonché dimostrata durante lo svolgimento del progetto, possono essere una delle molteplici modalità di valutazione di efficacia di un trattamento arte-terapeutico di gruppo. Inoltre coinvolgere l'utenza nella programmazione e nella valutazione di progetti di “arte come terapia”, pensati con finalità educative, è uno dei traguardi che è stato raggiunto dallo studio. Il programma delle attività è stato costruito seguendo i due modelli teorici in precedenza citati, l'Expressive Therapies Continuum (ETC) di Vija Bergs Lusebrink e il Modello Terapeutico Neurosequenziale di Brouce D. Perry, i quali forniscono step, delle linee guida per creare attività seppur lasciando libertà di ideazione, ma soprattutto considerando le diverse caratteristiche che i materiali artistici possiedono le quali determinano i diversi livelli di controllo del materiale. I due modelli, secondo una riflessione personale, rappresentano una “cornice concettuale” utile soprattutto quando si realizzano laboratori artistici con gruppi appena formati, in cui il conduttore ha una conoscenza superficiale dell'utenza e delle sue abilità, questo perché si sostiene un processo creativo che procede gradualmente, ovvero inizia dal semplice per dirigersi verso la complessità, ottenendo informazioni dapprima sulle funzioni della dimensione motoria (funzioni psicomotorie e motorie) per arrivare progressivamente alla dimensione psicologica (area percettiva, emotiva, affettiva, intellettiva, linguistica e sociale), sollecitando la dimensione operativa e sociale della persona.
Lo studio rileva un dato ritenuto importante e che in un certo senso rappresenta la riflessione cardine dell'iniziativa intrapresa. Dalle risposte raccolte in seguito alla somministrazione del sondaggio sul gradimento ai partecipanti del laboratorio, nonché dal colloquio avuto al termine del progetto con l'équipe della struttura ospitante, è emerso il generale interesse di acquisire competenze e conoscenze all'interno del mondo delle Belle Arti che sembra riflettere la necessità di costruire un contesto-contenitore mediante la messa in opera di attività strutturate e direttive che offrano una base sicura all'interno della quale è possibile esercitare e sviluppare l'autonomia, quindi esprimersi liberamente ma senza perdersi. A questo proposito un'ulteriore riflessione concerne le abilità relazionali del conduttore il quale deve possedere quelle “abilità di counseling” necessarie per una efficace relazione di aiuto e che permettano alle persone di dare il meglio di sé in un determinato contesto. Si sostiente pertanto che le tecniche e le abilità di counseling, derivanti da approcci umanistici, consentono di perseguire i principali obiettivi educativi delle terapie psicosociali, al cui interno troviamo anche le arti-terapie, che sono il creare un clima sereno e di fiducia per garantire ai membri del gruppo di vivere il quotidiano anziché subirlo, migliorare le relazioni tra i membri e l'operatore promuovendo le abilità sociali di ciascuno e favorendo la partecipazione attiva dei membri all'esperienza educativa. Inoltre ritengo che all'interno della relazione terapeutica mettere al centro la persona con lo scopo di farla star bene significa innanzitutto instaurare una relazione affettiva e di amore,attraverso la comprensione empatica, l'accettazione incondizionata e la genuinità. Creare alleanze è quindi la finalità di ogni progetto educativo poiché non esiste educazione senza un coinvolgimento affettivo e la crescita personale percorre sempre la via dell'amore.

 

 

Bibliografia

American psychiatric association, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali V. Quinta edizione. (2014). Raffaello Cortina Editore.
Damasio, A. (2012). Il sé viene alla mente. Milano: Adelphi.
Dewey, J. (2012). Arte come esperienza. Palermo: Aesthetica.
Guhene, U. & Weinmann, S. & Arnold, K. & Becker, T. & Riedel Heller, S.G. (2015). S3 guideline on psychosocial therapies in severe mental illness: evidence and recommendations. European archives of psychiatry and clinical neuroscience, 265.
Homer, E.S. (2015). Piece work: Fabric collage as a neurodevelopmental approach to trauma treatment. Journal of the American Art Therapy Association, 32-1.
Pesso, A.T. & Regev, D. & Guttmann J. (2014). The unique therapeutic effect of different art materials on psychological aspects of 7- to 9-year-old children. The Arts in Psychotherapy, 41-3.
Rogers, C.R. (2007). Terapia centrata sul cliente. Molfetta: la Meridiana.
Rossi, P.G. (2011). Didattica enattiva, complessità, teorie dell’azione, professionalità docente. Milano: Franco Angeli.
Springham, N. & Dunne, K. & Noyse, S. & Swearingen, K. (2012). Art therapy for personality disorder: 2012 UK professional consensus guidelines, development process and outcome. International Journal of Art Therapy, 17-3.
Struttura Riabilitativa Residenziale Thaon de Revel. Disponibile da http://www.cooss.it/it/servizi/2_salute-mentale/0/15_struttura-riabilitativa-r/.

Dott.ssa Stefania Squadroni
Pedagogista, Recanati (Mc)
stefania.squadroni@gmail.com

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Specialisti disturbi dell'apprendimento Vimodrone (Mi)

 

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